W i Cortili Letterari

Il prossimo è il fine settimana dei Cortili Letterari.
Gli amici di Super, il festival delle periferie di Milano, dopo 23 tour, 160 realtà incontrate, ed un grande lavoro successivo a cui abbiamo saltuariamente partecipato anche noi, chiude questa fase di lavoro e ricerca con la Festa di Super, che inizia questa sera e prosegue nelle giornate di sabato e domenica.
Il 12, 13 e 14 ottobre la festa sarà “diffusa” nei diversi quartieri della città secondo un programma intenso ed interessante al quale anche noi parteciperemo in due eventi in continuità con la nostra proposta, nel quartiere di Niguarda e ancora in zona Corvetto, dove tra gli altri incontreremo di nuovo anche gli amici di Equi.Libri. Si tratta del progetto dei Cortili Letterari, rivolto agli autori italiani under 35 pubblicati da case editrici indipendenti, che si pone l’obiettivo di diffondere i nomi degli autori italiani emergenti e le case editrici che li pubblicano, riattivare il circuito libraio indipendente e aprire luoghi privati al pubblico.
Si vuole traslare il format dei Cortili Letterari, nato nella provincia marchigiana, ai cortili delle periferie di Milano, coinvolgendo gli abitanti, giovani e meno giovani, invitandoli ad aprire i loro cortili, scegliendo insieme libri e storie di giovani autori.
Noi di Biblioshare saremo dei facilitatori di questo processo, e, assieme agli altri soggetti partecipanti, cercheremo di “promuovere la contaminazione tra luoghi deputati alla cultura con luoghi della vita quotidiana per far nascere nuovi modi di scambiare e fare cultura. Questo in un contesto dove spesso i servizi culturali sono scarsi o elitari e le “piazze” deputate agli incontri muoiono a favore di quelle più commerciali. I cortili in questo senso diventano per un giorno luoghi pubblici dove lo scambio può avvenire secondo i codici della vita sociale, libera da “costrizioni” che spesso i luoghi istituzionali portano con sè”.
Ci vediamo sabato 13 a Niguarda, alle 14, presso EUMM (Ecomuseo Urbano Metropolitano Milano Nord), ex vetrerie Motta, in Via Cesari 17
e domenica 14 alle 10 presso il Laboratorio di Quartiere Mazzini, al Corvetto, in via Mompiani 5.

Il Mazzini che non ti aspetti: Equi.Libri in Corvetto e Biblioshare a braccetto (fa pure rima … ;-D )

Il Mazzini che non ti aspetti - Via Mompiani 1Sabato scorso, 22 settembre, si è svolta la manifestazione “Il Mazzini che non ti aspetti”, con concerti, eventi ludici e culturali organizzati in tre cortili di case popolari nel quartiere Mazzini a Milano.
Francesca, membro del direttivo di Equi.Libri, ci ha invitato nel cortile di Via Mompiani 1.
Entri dal portoncino di una casa popolare, senza aspettarti niente, e trovi un cortile con verde curato, una piccola “agorà” con gradinate al centro, e facciate interne decorate con una greca blu. E già ti stupisci. Poi un pubblico ridotto ma interessato arriva alla spicciolata, qualche signore anziano, riconosco una signora della Banca del Tempo, pochi ragazzi e un paio di bambini, un uomo sulla quarantina, un signore arabo che ti racconta dei suoi quattro figli che vanno a scuola e hanno bisogno di libri per studiare.

Francesca racconta, veloce e puntuale, di come ci siamo conosciuti e mi chiede di spiegare perché e come è nata Biblioshare.

E cosi racconto. Non mi stancherò mai di dirlo, è stato un regalo personale di Paolo che, in un momento in cui aveva poco lavoro, mi ha regalato una piccola grande biblioteca condivisa tra vicini di casa. Condividi i tuoi libri e conosci chi vive vicino  a te.
Semplicemente – ma non è poco! – mi ha regalato la possibilità di prestare e farmi prestare libri, e di conoscere persone.

Francesca ed io raccontiamo e spieghiamo la differenza con il Bookcrossing di Equi.Libri, che ha diversi punti di raccolta nel quartiere Corvetto. Puoi passare dal panettiere o al chiosco in piazza, prenderti un libro o lasciarne uno in regalo per il prossimo passante, oppure cercare proprio quel libro nella lista della community di Biblioshare, metterti in contatto col padrone del libro, darti un appuntamento al bar o davanti a scuola e conoscere una persona nuova. Una tra le tante, magari l’hai già incrociata al mercato rionale o dal giornalaio, ma con lei non hai mai parlato di niente. Ora invece hai sicuramente qualcosa da dire, su quel libro che vi accomuna,  perché, se hai scelto un suo libro, qualcosa in comune di sicuro ce l’avete. Questa mezz’ora vola via veloce, tra sorrisi, domande e risposte. Sedute per terra, Francesca ed io, parliamo e scherziamo con queste persone, uniti solo dai libri.
Un piccolo miracolo.

Oggi biblioteca reale e biblioteca virtuale si incontrano

Siete tutti invitati!

Gli amici di Equi.libri in Corvetto li abbiamo conosciuti durante l’ultima edizione di Bookcity Milano, quando abbiamo avuto l’occasione di parlare di esperienze di book crossing e di libri condivisi, raccontando delle molteplici possibilità di lettura offerte localmente (nell’ambito, ma non solo, del Municipio 4 di Milano).

Oggi siamo loro ospiti presso l’erboristeria “Il Melograno” di corso Lodi 54, a Milano, alle 18:30.

La nostra Roberta racconterà ai frequentatori del locale, che è un punto fisico di book crossing di Equi.Libri, come è nata e cresciuta Biblioshare.

Buone pratiche che fanno conoscere altre buone pratiche.book crossing e book sharing

Vi aspettiamo!

Buon compleanno Harry!

20 anni di Harry Potter

20 anni di Harry Potter

Il 29 maggio 1998 faceva il suo esordio nelle librerie italiane un romanzo dal titolo Harry Potter e la pietra filosofale.
L’autrice era una giovane signora inglese, dotata di una spiccata fantasia, J.K. Rowling.
Il personaggio di Harry Potter nacque durante i suoi viaggi in treno a Londra, dopo l’università. Si dice che la scrittura del suo primo romanzo abbia impiegato 5 anni, durante le pause pranzo della sua attività lavorativa di allora, presso Amnesty International.
Quel libro era il primo di un fenomeno editoriale clamoroso, il primo della più fortunata saga per ragazzi di ogni tempo, venduta e tradotta in quasi tutte le lingue del mondo, latino e greco antico inclusi. Seguirono altre sei storie di Harry Potter, con versioni cinematografiche e teatrali. Sono diventate eventi, giocattoli, magliette, gadget, oggetti di iniziative di marketing poderose e remunerative.
Di seguito i titoli della saga, da cercare anche all’interno delle nostre biblioteche distribuite.

Buon compleanno Harry! e buona lettura a tutti!

Harry Potter e la pietra filosofale (Harry Potter and the Philosopher’s Stone, nella versione statunitense Harry Potter and the Sorcerer’s Stone), uscito nel 1997 nel Regno Unito e nel 1998 in Italia
Harry Potter e la camera dei segreti (Harry Potter and the Chamber of Secrets), del 1998, pubblicato nel 1999 in Italia
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (Harry Potter and the Prisoner of Azkaban), nel 1999, pubblicato nel 2000 in Italia
Harry Potter e il calice di fuoco (Harry Potter and the Goblet of Fire) nel 2000, nel 2001 in Italia
Harry Potter e l’Ordine della Fenice (Harry Potter and the Order of the Phoenix), uscito nel 2003
Harry Potter e il principe mezzosangue (Harry Potter and the Half-blood Prince), uscito in lingua inglese nel 2005 e in italiano nel 2006
Harry Potter e i Doni della Morte (Harry Potter and the Deathly Hallows), uscito in lingua inglese nel 2007 e in italiano nel 2008
Nel 2016 è poi uscito Harry Potter e la Maledizione dell’Erede (Harry Potter and the Cursed Child), sceneggiatura teatrale ambientata 19 anni dopo Harry Potter e i Doni della Morte.

Pasqua in Giappone

Notizia troppo bella per non pubblicarla anche nel giorno di Pasqua.
La municipalità di Nagoya, città giapponese sconosciuta alla maggior parte degli italiani, grossomodo a metà strada tra Tokyo e Osaka, con circa 2 milioni e trecentomila abitanti, ha ratificato nella giornata di oggi – Pasqua evidentemente in Giappone non ha il significato che c’è da noi – un accordo con Biblioshare per l’utilizzo della piattaforma in tutta la città, mettendo in condivisione tra tutti i cittadini che si iscriveranno i libri che decideranno di prestare.
Negli intenti della municipalità l’obiettivo di mettere a disposizione della popolazione uno strumento semplice e ad uso gratuito in grado di contribuire ad aumentare la fiducia tra concittadini e, al tempo stesso, di incentivare la lettura.
E’ prevista l’attivazione del servizio nel mese di ottobre, con una campagna pubblicitaria imponente, ed una stima di un coinvolgimento già nel primo mese di circa 300.000 abitanti. Il piano prevede poi una crescita di iscrizioni al servizio piuttosto lenta, in grado di arrivare comunque ad una copertura del 50% della popolazione nel corso del 2019, con circa tre milioni e mezzo di libri.
Per la prima volta nella storia di Biblioshare non esiste una community circoscritta in ambiti piuttosto ristretti, ma una mega community su una superficie di oltre 300 chilometri quadrati.
Paolo Pisani, che ha firmato l’accordo per Biblioshare, ha sottolineato la lungimiranza delle istituzioni giapponesi ed ha ricordato i valori positivi della piattaforma, che per la prima volta verrà utilizzata al di fuori dell’Europa. “L’utilizzo di una mega community al posto di un quartiere di una città non mi spaventa: i mezzi pubblici ed il servizio ferroviario cittadino sono molto efficienti e le distanze anche tra gli estremi opposti della città sono brevi. Probabilmente sarà inferiore l’impatto sociale che l’utilizzo della piattaforma avrà nei confronti dei cittadini, ma sarà amplificata la spinta alla lettura, contando su una biblioteca immensa, senza eguali al mondo, che già nei primi 3 mesi potrà contare su un milione di volumi. Considerata l’elevata fiducia reciproca dei giapponesi, dovrebbe essere ridotto il “coefficiente di gelosia” e quindi di indisponibilità al prestito tipica di noi italiani, aumentando il numero medio di libri messi a disposizione dal singolo. Speriamo che la community di Nagoya sia la prima di una lunga serie di nuove implementazioni della nostra piattaforma.”
Per ragioni di localizzazione e appealing giapponese, il nome del servizio verrà modificato in “Fratello libro”.
Il sindaco di Nagoya Takashi Kawamura ha dichiarato: “Nagoya chiederà il gemellaggio con Milano, l’affinità delle community di Fratello libro vale il gemellaggio tra queste due città”.
Fratello libro mega community
Pisani alla presentazione del progetto “Biblioshare – Fratello libro” a Nagoya, Giappone

Una portineria di quartiere e la sua biblioteca

Spazio Melotti 4
Ieri pomeriggio in via Melotti 4 a Milano è stata inaugurata la “biblioteca di Spazio Melotti” (http://vivimilano.corriere.it/eventi-bambini/il-pesciolino-nerino-allo-spazio-melotti), all’interno dell’omonimo centro aperto al territorio ideato e realizzato nell’ambito del progetto sperimentale “Milano Sei L’Altro“, che si propone di “attivare” un nuovo modello di welfare comunitario, collaborativo e partecipato con i cittadini, le imprese e le realtà del terzo settore per affrontare il problema di conciliare vita, famiglia e lavoro. In altre parole, semplicemente, una “portineria smart”  di quartiere.
La sperimentazione ha coinvolto Biblioshare dall’inizio del progetto e durante l’occasione di ieri.

Tutti i libri della biblioteca sono reperibili attraverso la nostra piattaforma, all’interno della community di Milano Rogoredo Santa Giulia, che gestisce il prestito.  Gli iscritti a Biblioshare hanno modo di verificare la presenza e la disponibilità al prestito dei libri della biblioteca, mentre coloro che non sono iscritti, recandosi presso Spazio Melotti 4 durante gli orari di apertura, potranno verificare la presenza del titolo presso la biblioteca del centro o presso l’intera biblioteca distribuita della community: 10.000 libri per tutti i gusti, da  0 a 99 anni.
Milano sei l'altro
Nella foto Alberto Tavazzi (Milano Sei L’Altro), animatore del pomeriggio, Cesare Carlizzi, presidente del CQMSG (Comitato di Quartiere Milano Santa Giulia) e Renato Ciboddo (donatore dei libri alla biblioteca).

Evviva settembre

letture a settembre

Primo lunedì di settembre e finalmente fine del silenzio estivo sul nostro blog.
Come è già accaduto in passato, qualche consiglio per ripartire.
A tutti coloro che già vivono dove esiste una community BiblioShare, la raccomandazione di iscriversi: è gratis e vi consente di leggeremolti libri, oltre a conoscere di persona chi ve li presta.
A tutti coloro che amano leggere e non conoscono BiblioShare, la raccomandazione di coinvolgere altri amici che hanno la stessa passione e chiedere l’apertura (naturalmente gratis) di una nuova community. Per saperne di più, leggi questo link.

E’ un modo nuovo e diverso di fare cultura e di procurarsi libri da leggere: nelle community “classiche” di BiblioShare basta mettere a disposizione degli iscritti almeno uno dei propri libri, in modo che possa essere prestato a chiunque ne faccia richiesta. Tutti quindi, per poter accedere gratuitamente ai titoli condivisi, devono mettere a disposizione almeno un libro. Ma se i libri che si rendono disponibili sono di più, la dimensione della biblioteca aumenta, ed il circolo virtuoso si amplifica, creando talvolta biblioteche molto ampie.
E poi ci sono le community aperte, come la biblioteca di via Rembrandt, la biblioteca della Conca del Naviglio, e quella del Bookstore Solidale, tutte a Milano, a cui basta iscriversi senza nemmeno mettere in prestito uno dei propri libri…

E sempre, la raccomandazione di fine vacanza: condividete i libri che avete comprato e letto questa estate, di sicuro qualcuno sta aspettando di chiederveli in prestito per leggerli!

Evviva l’estate!

estate 2017
Perché non utilizzare BiblioShare per prendere dei libri in prestito da leggere durante le vacanze estive? Lo dicevamo più o meno un paio di anni fa, l’anno della nostra nascita. Ma oggi, che è il solstizio d’estate, la giornata più lunga dell’anno, lo vogliamo ricordare.

BiblioShare consente ai propri iscritti in regola di prendere più libri in prestito contemporaneamente. Il periodo di prestito per quasi tutti i libri è, in media, di 30 giorni, e si può anche chiedere al proprietario un prolungamento temporaneo del prestito. Perché non approfittarne?

Forza dunque, l’estate è cominciata! E con dei bei libri da leggere, è meglio!
#unlibroperlestate

La Commissione Cultura del Parlamento Europeo raccomanda l’adozione di Biblioshare

Notizia fresca fresca di oggi: la Commissione Cultura del Parlamento Europeo raccomanda a tutte le biblioteche pubbliche dei 27 Paesi dell’Unione Europea l’adozione di Biblioshare come ulteriore veicolo di diffusione della lettura e di conoscenza reciproca tra cittadini. Non si conoscono ancora tutti i dettagli di questo “strong advice”, tuttavia, nell’articolo che parla di questo argomento si evidenziano gli aspetti relativi al basso costo di adozione ed alla facile implementazione della piattaforma di prestito libri.
Commissione Cultura Parlamento Europeo
Free your books“, ovvero il nostro motto “Libera i tuoi libri”, accompagnato dal positivo effetto collaterale di persone che conoscono altre persone semplicemente scambiandosi dei libri, sono probabilmente i punti che hanno determinato questo endorsement da parte della Commissione Cultura.
Stay tuned, nei prossimi giorni ulteriori aggiornamenti.

Neil Gaiman e le biblioteche

bibliotecaProprio di recente ci siamo imbattuti in un post su Facebook da parte degli amici della biblioteca condominiale di via Rembrandt 12 a Milano che ci ha fatto prepotentemente tornare alla memoria l’appassionato discorso che lo scrittore inglese Neil Gaiman, ormai qualche anno fa – nel 2013 -, aveva tenuto per The Reading Agency, associazione di volontariato che si propone di promuovere la lettura, con particolare riferimento alle biblioteche.
Qui il link all’articolo sul sito della Reading Agency, con il link anche al video Youtube, qui l’articolo originale sul Guardian del 15 ottobre 2013, mentre qui di seguito la traduzione in italiano del discorso, copiato (sì, copiato integralmente) dall’interessante blog di Roberto Sedda, che non conosciamo, e che doverosamente dobbiamo ringraziare.

È importante che le persone dichiarino da che parte stanno e perché, e se possano essere di parte. Una dichiarazione di conflitto di interessi, o qualcosa del genere. Quindi io sto per parlarvi del leggere, sto per dirvi che le biblioteche sono importanti. Sto per suggerirvi che leggere narrativa, leggere per passione, è una delle cose più importanti che possiamo fare. Sto per fare un appassionato appello perché la gente capisca ciò che le biblioteche e i bibliotecari costituiscono, e per preservarli entrambi.
Ed io sono ovviamente ed enormemente di parte; sono un autore, spesso un autore di narrativa. Scrivo per bambini e adulti. Per circa trent’anni mi sono guadagnato da vivere attraverso le mie parole, principalmente inventando cose e mettendole per iscritto. È ovviamente nel mio interesse che le persone leggano, che leggano narrativa, che le biblioteche e i bibliotecari esistano e aiutino a far nascere l’amore per la lettura e luoghi in cui si possa leggere.
Quindi sono di parte in quanto scrittore. Ma lo sono di più, molto di più come lettore. E sono ancora più di parte in quanto cittadino britannico.
E sono qui stanotte a parlare sotto gli auspici della Reading Agency: un ente benefico il cui scopo è quello di dare a ciascuno una eguale possibilità nella vita aiutando le persone a divenire lettori fiduciosi e entusiasti. Che sostiene programmi di alfabetizzazione e biblioteche e individui e puramente e arbitrariamente incoraggia l’atto del leggere. Perché, a quanto dicono, tutto cambia quando leggiamo.
Ed è quel cambiamento, e quell’atto di leggere di cui sono qui a parlarvi stanotte. Voglio discutere ciò che la lettura fa. Ciò a cui serve.
Mi è capitato di essere a New York una volta, e di ascoltare una conferenza sulla costruzione di carceri private – un’industria in forte crescita in America. L’industria delle prigioni ha bisogno di pianificare la sua crescita futura: di quante celle avranno bisogno? Quanti carcerati ci saranno, di qui a quindici anni? E hanno scoperto che lo possono prevedere con facilità, utilizzando un algoritmo molto semplice basato sulla percentuale di ragazzi di dieci e undici anni che non sanno leggere. E che certamente non leggono per piacere.
Non è una corrispondenza perfetta: non si può dire che una società alfabetizzata non ha criminalità. Ma ci sono delle correlazioni molto precise.
Ed io penso che alcune di queste correlazioni, le più semplici, hanno origine in qualcosa di molto semplice. Le persone capaci di leggere leggono narrativa.
La narrativa ha due utilizzi. Prima di tutto da assuefazione alla lettura. La spinta a scoprire cosa accade dopo, il voler girare la pagina, il bisogno di andare avanti anche se è difficile, perché qualcuno è nei guai e devi sapere come va a finire… questa è una motivazione molto forte. E ti costringe a imparare nuove parole, pensare nuove idee, per andare avanti. Scoprire che il leggere è in sé piacevole. Una volta che lo impari sei pronto a leggere qualunque cosa. E il leggere è la chiave. Ci sono stati brevi accenni, qualche anno fa, riguardo l’idea che ci trovassimo a vivere in un mondo post-letterato, in cui l’abilità di interpretare la parola scritta fosse in qualche modo ridondante, ma quei giorni sono passati: le parole sono più importanti di quanto siano mai state: navighiamo il mondo con parole, e man mano che le parole scivolano sulla rete abbiamo bisogno di seguirle, per comunicare e comprendere ciò che leggiamo. Le persone che non possono capirsi le une le altre non possono scambiarsi idee, non possono comunicare, e i programmi di traduzione arrivano solo fino a un certo punto.
Il modo più semplice di essere sicuri di far crescere dei bambini istruiti è di insegnare loro a leggere, e mostrargli che il leggere è una attività piacevole. E questo vuol dire, nella sua forma più semplice, trovare libri che gli piacciono, dare loro accesso a questi libri, e lasciare che li leggano.
Non penso che ci sia qualcosa come un cattivo libro per ragazzi. Ogni tanto diventa di moda fra qualche adulto individuare un sottoinsieme di libri per ragazzi, un genere, magari, o un autore, e dichiarare che sono cattivi libri, libri che ai ragazzi dovrebbe essere impedito di leggere. L’ho visto capitare più e più volte; Enid Blyton fu dichiarata una cattiva lettura, e così R.L. Stine, e così dozzine di altri. Ai fumetti fu imputato di far crescere l’analfabetismo.
Sono cretinate. È snobismo ed è stupidità. Non ci sono cattivi autori per ragazzi se ai ragazzi piacciono e vogliono leggerli e li cercano, poiché ogni ragazzino è differente. Sono capaci di trovare le storie di cui hanno bisogno, e portano se stessi alle storie. Un’idea trita e ritrita non è trita e ritrita per loro. Questa è la prima volta che il bambino la incontra. Non dovete scoraggiare i ragazzi dal leggere solo perché vi sembra che stiano leggendo la cosa sbagliata. La narrativa che non vi piace può essere la strada verso altri libri che preferite. E non tutti hanno il vostro stesso gusto.
Degli adulti benintenzionati possono distruggere con facilità l’amore di un ragazzo per la lettura: impeditegli di leggere ciò che gli piace, o date loro i libri ben fatti-ma-noiosi che piacciono a voi, l’equivalente del 21° secolo della letteratura “educativa” vittoriana. Finirete con l’avere una generazione convinta che leggere sia poco attraente e peggio, spiacevole.
Noi abbiamo bisogno che i nostri figli salgano sulla scala della lettura: qualunque cosa che gli piaccia li porterà in alto, gradino dopo gradino, alla cultura. (Oltre a questo non fate come il sottoscritto che quando la sua figlia di undici anni si appassionò a R.L. Stine prese e le portò una copia di Carrie di Stephen King, dicendole se ti son piaciuti quelli adorerai questo! Holly non ha letto altro se non storie rassicuranti di pionieri e praterie per tutta l’adolescenza, e tuttora mi guarda con furore quando si menziona Stephen King).
E la seconda cosa che la narrativa fa è quella di costruire empatia. Quando si guarda la TV o si vede un film si assiste a cose che succedono ad altre persone. La narrativa in prosa è qualcosa che si costruisce da ventisei lettere e una manciata di segni di interpunzione e dalla quale tu, tu solo, usando la tua immaginazione, crei un mondo e lo popoli e lo osservi attraverso altri occhi. Arrivi a provare sensazioni, visiti luoghi e mondi che altrimenti non conosceresti. Impari che ognuno là fuori è anche un io. Tu sei qualcun altro e quando ritorni al tuo proprio mondo sarai un pochino cambiato.
L’empatia è un attrezzo per unire le persone in gruppi, che ci permette di funzionare come qualcosa di più che individui concentrati solo su noi stessi.
Si scopre anche qualcosa, man mano che si legge, di vitale importanza per farti strada nel mondo. Ed è questo:
Il mondo non deve necessariamente essere così. Le cose possono essere diverse.
Sono stato in Cina nel 2007, alla prima convention di fantascienza e fantasy approvata dal Partito nella storia cinese. A un certo punto presi da parte un importante funzionario e gli chiesi: perché? La fantascienza era stata disapprovata per un tempo molto lungo. Cos’era cambiato?
È semplice, mi disse. I cinesi erano brillanti nel costruire cose se altre persone gli fornivano i progetti. Ma non innovavano e non inventavano. Non avevano immaginazione. Così inviarono una delegazione negli USA, alla Apple, alla Microsoft, a Google, e interrogarono le persone che stavano inventando il futuro circa loro stessi. E scoprirono che tutti avevano letto fantascienza quando erano ragazzi e ragazze.
La narrativa può mostrarti un mondo differente. Può portarti da qualche parte dove non sei mai stato. Una volta che hai visitato altri mondi, come coloro che assaggiarono il cibo delle fate, non puoi essere mai completamente a tu agio nel mondo in cui sei cresciuto. Lo scontento è una buona cosa: le persone scontente possono modificare e migliorare i loro mondi, lasciarli migliori, lasciarli differenti.
E dal momento che siamo in argomento, vorrei dire qualche parola sull’escapismo. Sento che l’espressione è rigettata come se fosse una brutta cosa. Come se la narrativa “escapista” fosse un oppiaceo a buon mercato usato dai confusi e dagli stolti e dagli illusi e l’unica narrativa meritevole, per adulti e ragazzi, fosse quella realistica, che rispecchia il peggio del mondo in cui il lettore si trova.
Se voi foste intrappolati in una situazione priva di vie d’uscita, in un luogo sgradevole, con persone che vi vogliono male, e qualcuno vi offrisse un sollievo momentaneo, perché non prenderlo? La narrativa di fantasia è esattamente questo: una finzione che apre una porta, mostra il sole all’esterno, vi dà un luogo dove voi avete il controllo e state con persone con cui volete stare (e i libri sono posti reali, fate bene attenzione); e ciò che è più importante durante la vostra fuga i libri vi danno anche informazioni circa il mondo e la vostra situazione, vi danno armi, vi danno corazze: cose reali che potete riportare nella vostra prigione. Abilità e conoscenze e attrezzi che potete usare per scappare per davvero.
Come J.R.R. Tolkien ci ha ricordato, le sole persone che protestano veementemente contro le fughe sono i carcerieri.
Un altro modo per distruggere l’amore di un ragazzo per la lettura, ovviamente, è di fare in modo che non ci siano libri di alcun genere in giro. E non dargli nessun posto dove leggere quei libri. Io sono stato fortunato. Durante la mia crescita io ho avuto a disposizione una eccellente biblioteca locale. Avevo il tipo di genitori che si lasciavano convincere a scaricarmi alla biblioteca sulla strada per il lavoro durante l’estate, e il tipo di bibliotecari ai quali non dava fastidio un ragazzetto non accompagnato che ricompariva nella sezione per ragazzi tutte le mattine dove si faceva strada nel catalogo alla ricerca di libri con fantasmi o magia o razzi, alla ricerca di vampiri o investigatori o streghe o meraviglie. E quando finii di leggere la biblioteca per ragazzi iniziai i libri per gli adulti.
Erano dei bravi bibliotecari. Gli piacevano i libri e gli piaceva che i libri venissero letti. Mi insegnarono come ordinare libri in altre biblioteche il prestito interbibliotecario. Non avevano snobismi a proposito di qualunque cosa leggessi. Sembrava che semplicemente fossero contenti che ci fosse questo ragazzino con gli occhi sgranati che amava leggere, e si fermavano a parlare dei libri che stavo leggendo, mi trovavano gli altri di una serie, mi aiutavano. Mi trattavano come un altro lettore – niente di meno e niente di più – il che voleva dire mi trattavano con rispetto. Non ero abituato a  essere un bambino di otto anni trattato con rispetto.
Ma le biblioteche hanno a che fare con la libertà. Libertà di leggere, libertà di pensiero, libertà di comunicare. Hanno a che fare con l’istruzione (che non è un processo che finisce il giorno che lasciamo la scuola o l’università), con l’intrattenimento, con la creazione di spazi sicuri, e con l’accesso all’informazione.
Mi preoccupa che nel 21° secolo le persone non capiscano ciò che le biblioteche sono e il loro scopo. Se voi vedete una biblioteca come uno scaffale di libri, può apparire antiquata o sorpassata in un mondo in cui molti, ma non tutti, i libri in circolazione esistono digitalmente. Ma questo è mancare il punto principale.
Io penso che abbia a che fare con la natura dell’informazione. L’informazione ha un valore, e l’informazione giusta ha un valore enorme. Per tutta la storia dell’uomo noi abbiamo vissuto in una condizione di scarsità di informazioni, e avere la giusta informazione è stato sempre importante, e sempre degno di qualche valore: quando piantare le colture, dove trovare le cose, mappe e storie e racconti – sono sempre stati utili per un pasto e per la compagnia. L’informazione era un oggetto prezioso, e coloro che la possedevano o potevano ottenerla potevano farsi pagare per quel servizio.
Negli ultimi anni ci siamo spostati da un’economia di scarsità informativa a una caratterizzata da sazietà. Secondo Eric Schmidt di Google, oggi ogni due giorni la razza umana crea tanta informazione quanta ne abbiamo creato dall’alba della civiltà fino al 2003. Sono circa cinque Exabyte di dati (1 Exabyte = 1 miliardo di Giga, NdRufus) al giorno, per quelli di voi che tengono i conti. La sfida diviene non più trovare la rara pianta che cresce nel deserto ma trovare una specifica pianta nella giungla. Avremo bisogno di aiuto nel navigare le informazioni per trovare quella che effettivamente ci serve.
Le biblioteche sono posti dove le persone vanno per avere informazione. I libri sono solo la cima dell’iceberg dell’informazione: sono nelle biblioteche e lì vi vengono forniti gratuitamente e legalmente. Ci sono più ragazzi che prendono libri in prestito di quanti ce ne siano mai stati – libri di ogni genere: cartacei e digitali e audio. Ma le librerie sono anche, per esempio, posti dove persone che non hanno un computer, che sono prive di connessioni internet, possono navigare sulla rete senza pagare: particolarmente importante quando il modo con cui ottieni informazioni sulle offerte di lavoro, fai domanda per un lavoro o fai domanda per dei servizi sociali è in maniera crescente un sistema esclusivamente online. I bibliotecari possono aiutare queste persone a navigare quel mondo.
Io  non credo che tutti i libri migreranno o dovrebbero migrare su uno schermo: come Douglas Adams mi fece notare una volta, più di vent’anni prima della comparsa del Kindle, un libro è come uno squalo. Gli squali sono antichi: c’erano squali negli oceani prima dei dinosauri. E il motivo per cui ci sono ancora squali in giro è che gli squali sono più bravi ad essere squali di chiunque altro. I libri cartacei sono solidi, difficili da distruggere, resistenti ai bagni, operati con energia solare, e stanno bene in mano: sono bravi ad esser elibri, e ci sarà sempre un posto per loro. Appartengono alle biblioteche. tanto quanto le biblioteche sono divenute luoghi dove si può andare per avere accesso a libri elettronici, audiolibri e DVD e contenuti della rete.
Una libreria è un luogo che è un deposito di informazione al quale ogni cittadino ha un accesso uguale. Questo comprende l’informazione medica. E l’informazione sui disturbi mentali. È uno spazio comunitario. È un luogo di sicurezza, un rifugio dal mondo. È un posto con dentro dei bibliotecari. Ciò che le biblioteche del futuro saranno è qualcosa che dovremmo iniziare a immaginare adesso.
L’alfabetizzazione è ora più importante che mai, in un mondo di messaggi ed e-mail, un mondo di informazione scritta. Abbiamo bisogno di leggere e scrivere, abbiamo bisogno di cittadini globali che sanno leggere con facilità, comprendono ciò che leggono, capiscono le sfumature, e si fanno capire.
Le biblioteche sono davvero le porte del futuro. È percio sfortunato che, nel mondo, vediamo che ci sono governi che vedono l’occasione di chiudere le biblioteche come un modo facile di risparmiare denaro, senza capire che stanno rubando al futuro per pagare per l’oggi. Stanno chiudendo i cancelli che dovrebbero aprire.
Secondo uno studio recente della Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l’Inghilterra è «il solo paese in cui il gruppo più anziano ha competenze più alte del gruppo più giovane sia nella capacità di leggere e scrivere che di far di conto, dopo che si sono presi in considerazione altri fattori quali il genere, le condizioni socio-economiche e il tipo di occupazione».
Detto in altro modo, i nostri figli e nipoti sono meno alfabetizzati e meno capaci di far di conto di noi. Sono meno capaci di navigare il mondo, di capirlo e di risolvere problemi. Gli si può può facilmente mentire e ingannarli, saranno meno capacvi di cambiare il mondo in cui si trovano, otterranno meno lavori. Tutte queste cose. E come paese l’Inghilterra rimarrà indietro rispetto ad altri paesi sviluppati perché si troverà senza una forza di lavoro specializzata.
I libri sono il modo con cui comunichiamo con i morti. Il modo con cui impariamo lezioni da coloro che non sono più con noi, con cui l’umanità ha costruito su se stessa, progredito, reso la conoscenza incrementale piuttosto che qualcosa che deve essere reimparata, volta dopo volta. Ci sono racconti che sono più vecchi della maggior parte dei paesi, racconti che hanno sorpassato di gran lunga le culture e le costruzioni in cui vennero narrati la prima volta.
Penso che abbiamo responsabilità verso il futuro. Responsabilità e obblighi nei confronti dei ragazzi, degli adulti che questi ragazzi diverranno, del mondo in cui si troveranno ad abitare. Tutti noi – come lettori, come scrittori, come cittadini – abbiamo dei doveri. Ho pensato che avrei voluto provare oggi a dire chiaramente alcuni di questi doveri.
Penso che abbiamo il dovere di leggere per piacere, in privato e nei luoghi pubblici. Se leggiamo per piacere, se altri ci vedono leggere, allora impariamo, esercitiamo la nostra immaginazione. Mostriamo ad altri che la lettura è una buona cosa.
Abbiamo il dovere di sostenere le biblioteche. Usare le biblioteche, incoraggiare altri a usare le biblioteche, protestare per la chiusura di biblioteche. Se non si dà valore alle biblioteche allora si svaluta l’informazione o la cultura o la saggezza. Si sta silenziando le voci del passato e danneggiando il futuro.
Abbiamo il dovere di leggere ad alta voce ai nostri bambini. Leggergli cose che gli piacciano. Leggergli storie che ci hanno già stancato. Fare le vocine, rendere la cosa interessante, e non smettere di leggere loro dei libri solo perché hanno imparato a leggere da soli. Usate la lettura a voce alta come un tempo di legami, un tempo in cui non si controllano i celllari, in cui le distrazioni del mondo sono messe da parte.
Abbiamo il dovere di usare la lingua. Di sforzarci: scoprire cosa vogliono dire le parole  e come schierarle, per comunicare con chiarezza, per dire ciò che intendiamo. Non dobbiamo tentare di congelare la lingua, o di fingere che sia una cosa morta che deve essere riverita, ma dovremmo usarla come una cosa viva, che scorre, che prende in prestito parole, che permette ai significati e alle pronunce di variare col tempo.
Noi scrittori – e specialmente scrittori per ragazzi, ma tutti gli scrittori – abbiamo un dovere nei confronti dei nostri lettori: è il dovere di scrivere cose vere, particolarmente importante quando creiamo racconti di persone che non esistono in posti che mai sono stati – capire che la verità non sta in ciò che succede ma in ciò che ci dice chi siamo. La finzione narrativa è una menzogna che dice la verità, dopo tutto. Abbiamo il dovere di non annoiare il lettore, ma di fargli nascere il bisogno di girare la pagina. Una delle cure migliori per un lettore riluttante, dopotutto, è un racconto che non sa impedirsi di continuare a leggere. E se dobbiamo dire ai nostri lettori la verità e dargli armi e dargli corazza e trasmettere quel tanto di saggezza che abbiamo distillato dalla nostra breve sosta in questo verde mondo, abbiamo il dovere di non predicare, non dare lezioni, non forzare morali e messaggi predigeriti giù per la gola dei lettori come uccelli adulti che nutrono i loro piccoli di vermi già masticati; e abbiamo il dovere di non scrivere mai per i bambini, mai, in nessuna circostanza, qualcosa che noi non vorremmo leggere per noi.
Abbiamo il dovere di capire e di riconoscere che come autori per ragazzi stiamo facendo un lavoro importante, perché se facciamo un pasticcio e scriviamo libri noiosi che allontanano i ragazzi dalla lettura e dai libri, abbiamo diminuito il nostro futuro e impoverito il loro.
Noi tutti – adulti e bambini, scrittori e lettori – abbiamo l’obbligo di sognare a occhi aperti. Abbiamo il dovere di immaginare. È facile far finta che nessuno può cambiare niente, che viviamo in un mondo in cui la società è gigantesca e l’individuo è meno di niente; un atomo nel muro, un chicco di riso in un campo di riso. Ma la verità è che gli individui possono cambiare il proprio mondo più e più volte, gli individui fanno il futuro, e lo fanno immaginando che le cose possono essere dfferenti.
Guardatevi intorno: lo dico sul serio. Fermatevi per un momento e guardate la stanza in cui vi trovate. Voglio far notare qualcosa di così ovvio che si tende a dimenticarlo. È questo: tutto ciò che potete vedere, compresi i muri, è stato in un certo momento imamginato. Qualcuno decise che era più comodo sedere su uan sedia che per terra e immaginò la sedia. Qualcuno dovette immaginare un modo che io vi potessi parlare qui a Londra adesso senza che tutti noi fossimo bagnati dalla pioggia. Questa stanza e tutte le cose che contiene, e tutte le altre cose in questo edificio, in questa città, esistono perché ancora e ancora e ancora le persone immaginarono le cose.
Abbiamo un obbligo a rendere belle le cose. Non lasciare il mondo più brutto di come l’abbiamo trovato, non svuotare gli oceani, non lasciare i nostri problemi alla prossima generazione. Abbiamo l’obbligo di lasciare pulito, e di non lasciare ai nostri figli un mondo che miopemente abbiamo complicato, impoverito e storpiato.
Abbiamo il dovere di dire ai nostri politici ciò che vogliamo, di votare contro i politici di qualunque partito che non capiscono il valore della lettura per creare cittadini degni di questo nome, che non vogliono agire per preservare e proteggere la conoscenze e incoraggiare l’uso dei libri. Questa non è questione di politica di partito. È una questione di comune umanità.
Ad Albert Einstein venne chiesto una volta come si potessero rendere intelligenti i nostri bambini. La sua risposta fu a un tempo semplice e saggia. «Se volete che i vostri figli siano intelligenti», disse, «leggetegli le favole. Se volete che i vostri figli siano più intelligenti, leggetegli più favole». Capiva l’importanza della lettura, e dell’immaginazione. Spero che possiamo dare ai nostri ragazzi un mondo in cui leggeranno e in cui gli si leggerà, e immagineranno, e capiranno.

La lettura di questo discorso è molto stimolante e foriera di molti spunti che avremo magari occasione di riprendere prossimamente. È certo anche che, alla luce di tutte queste considerazioni, ci farebbe piacere conoscere il pensiero di Neil su di noi, su Biblioshare.