8° del Manifesto: Biblioshare senza libri condivisi NON È

Manifesto 8Anna è la nostra collaboratrice di 13 anni. Oggi ha scritto in merito all’ottavo punto del nostro Manifesto.

E no, nessuno ha mangiato qualcosa di strano per dar vita a questo titolo.
Semplicemente, e ringrazio di cuore la mia professoressa di storia per avermi tartassato le scatole così da fissarmelo bene in testa, copia una particolarmente famosa frase dai nobili ideali illuministici.
Mi spiego meglio: dopo la Rivoluzione Industriale, in Francia si formò un gruppo di persone che voleva “illuminare” l’umanità con la splendente lampadina della ragione perché quella elettrica venne mostrata al mondo dal 1889: nel ‘Settecento gli illuministi ne erano quindi sprovvisti.
Costoro gettarono al vento le regole e le superstizioni della Chiesa reclamando l’uguaglianza tra popoli e la libertà di pensiero. Proprio a questo proposito,uno di essi pronunciò e coniò la frase:“Penso, quindi sono”.
E qui casca la lampadina (battutaccia per rimanere in tema “illuminato”).
Infatti, se uno non presta e condivide i propri libri, Biblioshare ha ragione di esistere? No,è inutile.
E condividendo libri si condividono emozioni, pensieri e riflessioni, proprio come gli illuministi facevano seduti paciosi ai loro caffè, commentando tranquilli i giornali.
E sempre uno di loro, Voltaire, affermò qualcosa del tipo: “Io non condivido le tue idee, ma darei la vita per permetterti di affermarle”.
Morale: poco importa se qualcuno ha opinioni diverse dalle vostre, potreste imparare a vedere le cose da un altro punto di vista o scoprire aspetti di quel volume che rileggevate annoiati senza capirne il senso.
Basta solo allungare la mano e porgerlo al prossimo.
Allora, e solo allora, Biblioshare è.